9-10 luglio 2011 - Week end ad Assisi e Gubbio con la banda.

Sveglia alle 4.15 di un sabato mattina di inizio luglio...
Alle 5.00, sulla piazza della chiesa, dopo aver atteso alcuni ritardatari, tra i quali Paolo che non ha sentito la sveglia, partiamo destinazione Assisi. Comincia subito la guerra psicologia con le sciure che ci hanno rubato il solito posto al tavolino ottimo come postazione per suonare...aaah no eh...chesto che l’è l’nost posto, oter du stì lè he ülif ma chesto che l’è l’nost posto...naturalmente abbiamo desistito e ci siamo sistemati più indietro.
Dalle 5.00 alle 9.00 c’era chi dormiva, chi chiacchierava, chi si lamentava dell’aria condizionata (vero Leo?) e chi ascoltava musica ma poi abbiamo attaccato a suonare e cantare, Pierpaolo alla chitarra e noi altri con i nostri nuovi (e molto sperimentali) canzonieri (i numeri alle pagine azz!!!).
Dopo qualche canzone e dopo molti non la trovo, ma sì è dopo “Diamante”, prima di “Certe notti”, cerca 883...ragazzi non la trovo...oh oh l’ho trovata (e intanto la canzone era finita), arrivati nei pressi di Assisi Don Gianni (che mi ricordava il bianconiglio di Alice nel paese delle meraviglie...dai dai, adesso avete 7-8 minuti per visitare questo...oh oooh dai mancano 3 minuti e mezzo e poi dobbiamo essere sul pullman, abbiamo ancora 12 secondi e poi partiamo 3-2-1 viaaaa...dai dai dai fretta fretta fretta!!) chiama all’ordine Pierpaolo che, al microfono, ci spiega la storia di San Francesco e Santa Chiara infarcendo il racconto di date e nomi (poi ci dice che ha una tecnica mnemonica basata sull’associazione di immagini ai numeri, ne avevo anch’io una simile ma...non me la ricordo più). Conclusa la spiegazione arriviamo alla chiesa di Santa Maria degli Angeli, appena fuori Assisi, che custodisce l’antica cappella della Porziuncola (un luogo piccolo ma, almeno per me e nonostante sia un credente un po’ scettico, di grande impatto) dove Santa Chiara rinunciò al mondo e abbracciò sorella povertà.
Visitata la chiesa e i luoghi adiacenti usciamo e, dopo la foto di gruppo, che Don Gianni ci scatta con la sua super reflex, davanti alla facciata (oh oooh dai che facciamo la foto dai dai dai foto foto foto), andiamo in albergo (devo dire impostato molto bene con tutte le stanze che danno all’esterno su un prato e un portico) dove, dopo aver preso possesso delle camere (io dormo con Paolo e Leonardo), mangiamo un perfetto pranzo invernale con dieci primi, dodici secondi, più i terzi, i quarti, i quinti, dolce, caffè, ammazza-caffè e ammazza-ammazza-caffè. Finito ci alziamo leggiadri da tavola e, passata mezz’ora cercando di renderci conto di dove siamo, cominciamo il tour di Assisi.
Raggiugiamo il centro storico in pullman e ci dirigiamo a piedi e sotto un sole cocente verso la Basilica di San Pietro dove, dopo una breve spiegazione di Pierpaolo, entriamo più per il gran caldo che per visitarla (almeno io...) dato che era in allestimento un matrimonio (cosa testimoniata anche da un furgone piazzato proprio davanti all’ingresso che impediva la realizzazione di fotografie decenti) ci soffermiamo poco e andiamo a vedere il luogo più importante di Assisi e del mondo francescano la Basilica di San Francesco che si divide nelle due basiliche inferiore e superiore; mistica la prima, con la gente che si genuflette davanti alla tomba del Santo per pregare e con, racchiuse in nicchie tutte intorno alla stessa, fotografie di persone per le quali si chiede o si è ottenuta una grazia; magnifica la seconda, maestosa e con un imponente ciclo di affreschi realizzati da Cimabue, Giotto e da altri artisti del tempo.
Usciti imbocchiamo una via, piena di negozi di vario genere, e dopo alcune soste per comprare acqua, acquistare cappelli (Domenico con quello pseudo-Panama sembra un attore consumato e Linda sta bene con tutti i cappelli che prova, anche se alla fine non ne acquista nemmeno uno...eheheh) e fare fotografie sbuchiamo nella Piazza del Comune, dominata dall'elegante facciata con sei colonne scanalate e capitelli corinzi del Tempio di Minerva, ciò che di più imponente rimane di Assisi in età romana. L’interno del tempio è stato trasformato in una chiesa cristiana (inutile dire che io ci sono entrato più per refrigerarmi che per vedere la chiesa...)
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Aspettiamo che Don Gianni e alcuni altri finiscano di riposare e rifocillarsi al bar e proseguiamo la visita andando incontro a quello che è il Duomo vero e proprio di Assisi, la Cattedrale di San Rufino, degna di nota per la facciata romanica, per il maestoso campanile e tratti di resti romani oltre che per il fatto che Don Gianni, interpellato per la traduzione di una frase latina su una lapide, lui, che si vanta di sapere latino-greco-etrusco-aramaico-sanscrito-tracio-illirico-peonio-dalmatico-gotico-longobardo-protosardo, non la sa tradurre. Appena fuori dall’ingresso della cattedrale c’é il luogo dove, si dice, nacque e visse Santa Chiara prima della conversione e rappresentato da una porticina con un piccolo altare (Federica fa una delle sue migliori battute nonché, credo, l’unica consapevole...eheh dai, rendi tutti partecipi!). Da lì prendiamo un vicolo, dopo poche centinaia di metri sbuchiamo sulla piazza della Basilica di Santa Chiara e, seduti ai bordi della fontana davanti all’ingresso della chiesa, tra spruzzi d’acqua, fotografie e chiacchiere, aspettiamo tutti e poi torniamo al pullman.
Tornati in albergo, dopo esserci docciati, sistemati e profumati e dopo aver scambiato quattro chiacchiere sotto il portico, alcuni di noi (tra i quali io stesso) tentano di non assistere alla Messa che Don Gianni vuole celebrare...alla fine il nostro buon cuore prevale e partecipiamo.
E poi cena...credevamo di stare un po’ più leggeri rispetto al pranzo e invece: mangiamo una perfetta cena invernale con dieci primi, dodici secondi, più i terzi, i quarti, i quinti, dolce, caffè, ammazza-caffè e ammazza-ammazza-caffè. Finito ci alziamo leggiadri da tavola e, passata mezz’ora cercando di renderci conto di dove siamo, cominciamo il dopo cena sotto il portico a contarla. Alcuni pazzi (chiamasi Nicola S., Buizza, Giorgio, Alex, Pierpaolo più altri) giocano a calcio nel campetto messo a disposizione dall’hotel e un tiro di Buizza (credo, altrimenti se sbaglio…mi corrigerete) quasi ammazza la Michi. Alla mezza (o giù di lì) tutti a letto la giornata è stata lunga e intensa.
La mattina dopo, passata la notte tra strani personaggi vaganti nel prato, cornacchie, tortore, ipotetiche civette e irrigatori accesi (che nel dormiveglia ho scambiato per un criceto sul mio letto...oh, faceva pii pii pii pii pii) facciamo colazione (ormai ci aspettavamo anche la marmellata al tartufo) e poi andiamo al Santuario di San Damiano, il luogo dove San Francesco pregando davanti al crocifisso presente all'interno della Chiesa lo sente parlare e chiedergli di riparare la sua casa e dove compone il Cantico delle Creature. Lì, incuriositi da alcuni personaggi sia uomini che donne vestiti con una strana tunica chiediamo a Don Gianni di che ordine monastico potrebbe trattarsi e lui ci risponde con un esuriente quanto esilarante boh.
Dal Santuario ci spostiamo all’Eremo delle Carceri dove San Francesco si recava a pregare e meditare, posto bellissimo, immerso in un bosco di lecci e dove si trova ancora l’albero dove, secondo la tradizione francescana, ebbe luogo la predica agli uccelli.
Finite le visite mattutine torniamo all’albergo per l’ultimo pranzo dove: mangiamo un perfetto pranzo invernale con dieci primi, dodici secondi, più i terzi, i quarti, i quinti, dolce, caffè, ammazza-caffè e ammazza-ammazza-caffè. Finito ci alziamo leggiadri da tavola con Don Gianni che ci dice oh oooh! dai dai hop hop hop din din din avete quattordiciminutitrentasecondieottodecimi per mettere le borse sul pulmann dai dai dai!
Lasciamo Assisi con destinazione Gubbio, che ci fermiamo a visitare sulla strada di casa. Bellissima Gubbio, che da lontano appare quasi scolpita nella roccia. Passando, vediamo le rovine dell’antico teatro romano (sembra un piccolo Colosseo).
Arrivati, scendiamo dal pullman e, con la solita canicola, ci dirigiamo (sarebbe meglio dire arrampichiamo) verso la Piazza Grande, meravigliosa, da lì si vede tutta la città dall’alto; affacciato sulla piazza si staglia in tutta la sua imponenza il Palazzo dei Consoli, sbirciamo l’ingresso e facciamo una foto sulla scalinata, tira una bella ariettina, si sta troppo bene (all’ombra s’intende...). Dal palazzo imbocchiamo un vicolo e ci troviamo dopo poco tempo davanti alla facciata del Duomo e Don Gianni fa: oh oooh dai dai dai che facciamo la foto dai dai dai foto foto foto! Dopo la fotografia di rito (nella quale tra l’altro non dovrei apparire, visto che mentre la scattava io stavo cercando un posto dove posizionarmi) entriamo nel Palazzo Ducale proprio di fronte al Duomo e ci rilassiamo giusto quei quattro minuti, quarantotto secondi e otto decimi...
Da lì torniamo indietro al pullman e, nell’attesa di salire, alcuni trovano quadrifogli, altri si stravaccano nel prato, alcuni si rinfrescano e alcuni pestano cacche (va bè dai Lauretta, era terra, però rendeva l’idea! Eheheh)
Ecco, si sale...il week-end umbro, seppur non ufficialmente, è concluso. Giusto il tempo di alcune ore di viaggio, tra pisolini, un film e cantate; arriviamo a Provaglio alle ventitre e qualche minuto sotto il diluvio universale.
Da segnalare a Gubbio i coglioni di mulo e le palle del nonno che non sono altro che insaccati, oddìo detto così non è che migliora la situazione… ;-)

Questo è, ovviamente, il mio punto di vista, postate, se volete, il vostro.

Intanto grazie al caldo pazzesco, alle belle stanze dell’albergo, ai miei compagni di camera, ai camerieri simpatici e con il riportino, alle cazzuolate di cibo, ai tartufi, alle barzellette di Alex (che fanno ridere solo per come le racconta), alla porta della camera di Alex-Buizza-Giorgio che non si apriva, a Paolo che dimentica le chiavi dentro e ci chiude fuori dalla stanza dell’albergo, alla partita di pallone e alla pallonata che quasi ci giochiamo la Michi (grazie per modo di dire naturalmente), grazie a Federica che oh, qui c’è gente che sta dormendo! ;-), grazie al meraviglioso sabato, alla bella domenica, a San Francesco che non mi ha fulminato quando ho fatto la foto sulla croce, a Divino il tassista al quale basta lo sguardo e…zaaac (quindi Lubi occhio! Eheh), grazie agli extra-banda per la loro pazienza (anche se credo si siano divertiti pure loro con noi), grazie, ma sì dai, alle sciure del tavolino, (ma ce lo riprenderemo! Aargh), grazie a Don Gianni che alla fine non si è comportato malaccio (a parte la fretta cronica), grazie a tutti gli amici, vecchi e nuovi, che hanno condiviso con me quest’esperienza, grazie a tutte le persone e le cose che mi son dimenticato di citare e grazie, come al solito, al primo pensiero del mattino e all’ultimo della sera.

Commenti

Michi ha detto…
Grande Renato! Bel resoconto! Sono stati due giorni divertentissimi e ringrazio tutti! Anche buizza che per poco non mi tirava una pallonata in faccia! ahahah
:)
Fede ha detto…
Grazie a te Renato!!! Sono stati due giorni bellissimi!!! La prossima volta ci organizziamo meglio con il canzoniere!!!
Fede ha detto…
Ma Renato, che battuta ho fatto che non mi ricordo.....hahahaha......l'unica battuta decente che ho fatto (almeno per te hahaha!!!!!) non me l'ha ricordo!!!!!!
Renato ha detto…
Ecco...l'unica battuta decente e non te la ricordi neanche...se non ricordo male anche io dovrebbe essere quella, riferita alla casa di Santa Chiara, tipo "ecco perché è scappata da casa, si muore di caldo qui dentro!" o qualcosa del genere! ;-)

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